Il bilancio di sostenibilità come strumento per sviluppare una filiera sostenibile
Il 70% degli impatti ambientali e sociali di un'azienda dipende dalle scelte operate in termini di acquisto e di distribuzione. Mapparli è il primo passo per costruire una filiera sostenibile.
La gestione della filiera è diventata essenziale per raggiungere nel medio e lungo termine obiettivi di sostenibilità e competitività aziendale. La normativa europea, per qualificare come sostenibile un business, ha infatti puntato a mettere in luce ciò che succede a monte e a valle della produzione di un bene o un servizio, considerando un perimetro che si estende ben oltre la singola realtà.
Quando parliamo di filiera, consideriamo tutta la rete che ruota attorno al microcosmo di un’impresa: una catena del valore che racchiude l’insieme delle attività, relazioni e risorse necessarie per creare e distribuire il nostro prodotto o servizio.
Per analizzare la filiera in termini di sostenibilità, è necessario quindi estendere questa attenzione agli impatti economici, sociali e ambientali prodotti dall’intero ecosistema, non solo dalla nostra organizzazione.
Questo ragionamento è particolarmente importante, tanto più se teniamo conto che di fatto il 70% degli impatti ambientali e sociali che un’azienda produce, non sta all’interno del suo perimetro, ma dipende dalle scelte operate in termini di acquisto e di distribuzione. Secondo studi recenti, fino all’80% delle emissioni di gas serra di un’azienda può derivare dalla filiera (Detwal et al. 2023).
Non gestire la filiera è un rischio
Accanto al fondamento normativo, esistono diverse ragioni per prendere in considerazione l’analisi e mappatura della propria filiera.
Nello svolgimento dell’attività esiste un rischio operativo: possibili interruzioni nella catena di approvvigionamento possono compromettere la capacità di erogazione del proprio prodotto o servizio, con ingenti danni.
Perdite che evidenziano anche il rischio finanziario, per le conseguenze determinate da rallentamenti di produzione, ma anche da possibili sanzioni dovute a normative non rispettate.
Accanto a questi esistono infine rischi reputazionali, collegati a pratiche non etiche dei propri fornitori, che a cascata producono effetti anche sull’immagine dell’azienda a valle.
Sfide nella gestione della filiera
Ampliare lo sguardo oltre la propria dimensione aziendale richiede uno sforzo per affrontare la complessità strutturale, data ad esempio dalla difficoltà nel monitorare i fornitori indiretti, posti cioè oltre il primo livello della supply chain.
Una seconda sfida può essere costituita da una mancanza di trasparenza da parte degli attori coinvolti e dalla insufficienza di dati derivanti dalla difficoltà nel raccogliere informazioni su emissioni, condizioni di lavoro e impatti ambientali.
Tecnologie abilitanti per le Filiere Sostenibili
A superare le criticità nella gestione e monitoraggio della sostenibilità concorrono numerosi strumenti innovativi che attingono alla sfera digitale. A cominciare dalla blockchain, tecnologia largamente impiegata nei sistemi di tracciamento per rendere la trasmissione dei dati trasparente e certificabile, per arrivare ai dispositivi IoT (Internet of Things) che costituiscono un valido sostegno per il monitoraggio costante e in tempo reale dei consumi energetici, idrici e di emissioni.
Per valutare la sostenibilità nelle decisioni di approvvigionamento, esistono software di rating che aiutano a classificare i fornitori secondo standard ambientali, sociali e di governance (ESG), mentre l’Intelligenza Artificiale si qualifica come alleata per l’analisi predittiva di rischi nella filiera e la simulazione di scenari futuri.
Come iniziare a costruire una filiera sostenibile
La realizzazione di una catena del valore sostenibile certamente non è il risultato immediato di un’operazione a senso unico. È piuttosto da considerarsi un percorso, che porta con sé tutte le considerazioni fatte precedentemente e include dei partner di viaggio. Volendo tracciare una roadmap, la strada verso la costruzione di una filiera sostenibile si può sintetizzare in cinque passi.
- Mappatura della filiera:
Identificare tutti gli attori chiave (fornitori, trasportatori, distributori).
Analizzare i rischi nei segmenti più critici (es. emissioni, violazioni sociali).
- Valutazione degli attori:
Applicare strumenti di valutazione ESG per classificare fornitori, trasportatori e distributori.
Implementare audit periodici per monitorare le prestazioni ESG, arricchendo così il database con dati specifici che consentono di segmentare, secondo parametri di sostenibilità, l’elenco di attori con cui l’azienda si relaziona.
- Engagement e formazione con gli attori chiave:
Collaborare con i fornitori per migliorare le pratiche sostenibili in un’ottica win-win.
Offrire supporto formativo su tecnologie e processi innovativi.
- Strumenti digitali per la gestione:
Implementare piattaforme digitali per tracciare e monitorare i fornitori.
Utilizzare tecnologie come Blockchain e IoT per aumentare la trasparenza.
- Azioni concrete:
Definire obiettivi misurabili (es. riduzione del 20% delle emissioni Scope 3 entro 5 anni).
Includere la sostenibilità nei contratti di fornitura.
Perché è utile il report di sostenibilità?
Abbiamo citato le tecnologie abilitanti per le filiere sostenibili, ma un rimando a parte merita lo strumento strategico che, non a caso, è stato incluso nella direttiva europea CSRD: la rendicontazione non finanziaria.
Affrontare la sostenibilità come un aggregato unico di criticità e obblighi a cui far seguire interventi su qualsiasi fronte ESG sarebbe di per sé insostenibile per qualsiasi realtà. La redazione di un report di sostenibilità aiuta invece a fare luce sulle priorità maggiori, focalizzando i temi rilevanti per gli stakeholder dell’azienda, a tracciarne le performance nel tempo e a definire un piano di miglioramento con obiettivi misurabili. Lo strumento è quindi una base di dati e scelte che accompagna l’azienda nei cinque passi di costruzione di una filiera sostenibile.